Gli Emirati Arabi Uniti sono un importante partner dell’Italia in tutti gli ambiti: da quello politico (grazie al costante dialogo sulle tematiche bilaterali e i dossier di sicurezza regionale), a quello culturale (ad Abu Dhabi è stato recentemente inaugurato il primo Istituto Italiano di Cultura nell’area del Golfo), fino a quello economico.
Negli ultimi anni infatti, Dubai e Abu Dhabi hanno rappresentato per numerose aziende italiane un grande mercato di sbocco, soprattutto per i settori del lusso, dell’arredamento, e delle costruzioni, tanto che nel 2022 gli Emirati Arabi sono diventati il primo mercato di sbocco dell’Area MENA per le esportazioni italiane. E secondo i dati più recenti, in questo Paese sono oggi presenti oltre 600 imprese italiane, sia di grandi dimensioni, sia per quanto riguarda le piccole e medie imprese.
Se stai leggendo questo articolo, è probabilmente perché anche tu hai individuato negli Emirati Arabi Uniti la nuova frontiera per l’export italiano, capace di generare buoni fatturati e profitti, ma ti sarai chiesto da dove partire e come fare per vendere a Dubai e Abu Dhabi. In questo articolo, dunque, vedremo insieme le grandi opportunità offerte da questo Paese, per poi studiare nel dettaglio quali sono i settori più promettenti, per terminare la nostra analisi con le più recenti modalità di ingresso e i requisiti imposti dal Governo degli Emirati.
Come accennato in apertura di articolo, gli Emirati Arabi rappresentano una meta molto importante per il Made in Italy, soprattutto per quanto riguarda i settori del fashion, luxury, arredamento e costruzioni. E grazie a recenti riforme per quanto riguarda gli investimenti esteri, le opportunità per le PMI italiane si sono moltiplicate.
Nonostante la crisi pandemica l’Italia riuscì a mantenere la sua quota di mercato negli UAE, registrando una quota export complessiva di oltre €3,8 miliardi, rimanendo di poco alle spalle della Germania, ma superando Francia e Spagna. Tale dato è poi sensibilmente cresciuto nel post pandemia, a dimostrazione dell’importanza di questo Paese per l’export italiano: nel 2021 si è arrivati a 4,8 miliardi di euro, nel 2022 tale dato è arrivato a 6,2 miliardi di euro, superando i valori dell’anno precedente. Infine, confrontando il periodo gennaio 2023-agosto 2023, la quota export ha già superato quella raggiunta nel medesimo periodo nel 2022 (€4,18 miliardi contro €3,8 dell’anno precedente).
Oltre ai numeri appena visti, che proiettano l’Italia come uno dei principali partner commerciali di Dubai, gli Emirati stanno attuando importanti riforme economiche per attrarre sempre più aziende innovative, tra le quali proprio quelle italiane.
Nel dettaglio, il nuovo programma del governo emiratino pone come obiettivo di Paese quello di diventare un importante centro di investimento globale per le nuove attività tecnologiche e dei servizi. Per questo motivo, per incoraggiare proprio gli investimenti esteri, gli Emirati Arabi hanno emanato nel 2021 una nuova riforma, la quale abolisce la precedente obbligatorietà di una partecipazione emiratina di almeno il 51% in una società straniera sul suolo del Paese, lasciando al massimo il 49% del controllo alla società straniera.
Inoltre, viene anche eliminato il vincolo per le SpA di avere un presidente e la maggioranza del Consiglio di Amministrazione di nazionalità emiratina. Da questa riforma rimangono comunque escluse le società ad impatto strategico sull’economia degli Emirati, come ad esempio quelle che operano nel settore dell’Oil & Gas.
Non da ultimo, gli Emirati Arabi presentano un sistema di tassazione estremamente attrattivo per le imprese straniere, oltre ad avere delle Free Trade Zone, ancora a minor tassazione.
Infatti, il governo degli UAE ha introdotto un’imposta federale sugli utili delle imprese che sarà effettiva per gli esercizi finanziari a far data dal 1° giugno 2023. Nel dettaglio, vengono tassati gli utili delle imprese oltre i 375.000 Dirham (90.800 euro circa) al 9%, pertanto, con un’aliquota che è la più bassa al mondo nelle imposte sulle società. Al contrario, l’aliquota rimane lo 0% per il reddito imponibile fino a AED 375.000; mentre è entrata in essere un’aliquota fiscale differente per le grandi multinazionali che rispondono a specifici criteri stabiliti con riferimento al “Pillar TWO” del Progetto dell’OCSE.
E per quanto riguarda l’IVA? La tassa sul valore aggiunto è stata introdotta a partire dal 2018 insieme all’Arabia Saudita. La percentuale ad oggi è ancora molto bassa:
– 5% per i beni standard;
– 0% per le forniture principali, come per il settore dell’assistenza sanitaria o per i trasporti pubblici.
Per la dichiarazione IVA è necessario registrarsi presso l’autorità fiscale IVA. Tuttavia, la registrazione può essere obbligatoria o volontaria. Il requisito minimo per richiedere la registrazione IVA volontaria sono un minimo di fatturato annuo di almeno 187.500 dirham (€43.600 circa); la registrazione IVA obbligatoria invece scatta al raggiungimento di un fatturato annuo di 375.000 dirham (poco più di €87.000).
Dati che dunque lasciano spazio a poche interpretazioni: il Made in Italy negli Emirati Arabi Uniti è sempre più apprezzato, ed esportare in questo Paese è la strategia adottata da moltissime imprese italiane per aumentare i propri fatturati e i loro profitti.
Ma quali prodotti vendere a Dubai e negli Emirati Arabi Uniti? Analizzando i dati pubblicati dal Ministero degli Affari Esteri, possiamo stilare una vera e propria classifica dei settori più promettenti per le aziende italiane esportatrici.
Al primo posto si piazzano i gioielli, la bigiotteria e articoli connessi, con 729 milioni di euro di export tra gennaio e agosto 2023, rappresentando il principale settore delle esportazioni totali di Made in Italy, con quasi il 20% del totale.
Al secondo posto troviamo macchinari e apparecchi di impiego generale, che con 262 milioni di euro hanno rappresentato il 6.3% delle esportazioni italiane totali. Chiude il podio il fashion (articoli di abbigliamento, escluso abbigliamento in pelliccia), con 230 milioni di euro di valore (5.5% del totale e un +0.7% rispetto al 2022), ma ottime prospettive sono offerte anche dall’industria dei saponi e detergenti, dei prodotti per la pulizia, profumi e cosmetici (175 milioni di euro in totale). La novità del 2023 porta il nome delle calzature, che si aggiudicano un buon 4% dell’export Made in Italy verso gli Emirati Arabi.
Come visto, vendere a Dubai e negli Emirati prodotti Made in Italy presenta enormi vantaggi per le aziende italiane interessate ad espandere i propri orizzonti e accelerare il proprio processo di crescita. Ma, nei fatti, come fare per esportare in questo Paese?
Le opzioni a disposizione delle imprese sono molte, tra canali digitali e i tradizionali canali di vendita offline. Vediamo dunque i principali:
a) disporre di una licenza commerciale negli Emirati con verifica dell’ID per scopi legali;
b) i prodotti devono essere stoccati negli EAU , per garantire che Amazon possa ritirare la merce entro tre giorni;
c) un conto registrato negli EAU deve essere vincolato alla società che possiede la licenza commerciale o alle persone giuridiche della società. In alternativa, si può aprire un account con un agente locale autorizzato da Amazon.
Il Made in Italy continua ad essere molto apprezzato negli Emirati Arabi Uniti. Ai prodotti italiani vengono attribuite caratteristiche positive come la versatilità, l’alta qualità e il design unico, inimitabile nel resto del mondo, e sfruttare questo traino è una condizione necessaria per creare un vantaggio competitivo per la tua impresa.
Internazionalizzare negli Emirati può dunque essere la scelta vincente anche nel 2024 per dare nuovo impulso al futuro del tuo business: un percorso quasi obbligato per la possibilità di consolidare il proprio percorso di crescita sia in termini di profitti che di riconoscibilità del proprio brand.
LEGGI ANCHE:
Come esportare Made in Italy in Germania? Ecco tutto quello che devi sapere
Vendere all’estero: i settori vincenti anche per le PMI
Sei interessato al nostro servizio?
Compila il form o contattaci al numero
+39 059 9770184