Il Canada si trova oggi a un crocevia storico: l’intensificarsi delle tensioni commerciali con gli Stati Uniti, principale partner con cui scambia il 77% del suo export, sta spingendo Ottawa a una strategia diversificata nei mercati. Questo articolo analizza il contesto macroeconomico canadese attuale (rallentamento economico, tagli dei tassi, impatto dei dazi statunitensi) e le implicazioni per le imprese italiane. Viene esaminata la performance dell’export italiano in Canada, che si mantiene solida con 4,1 miliardi di euro nei primi otto mesi del 2025, confermando l’Italia come ottavo fornitore del Paese. L’articolo approfondisce il ruolo strategico del CETA, l’accordo di libero scambio che ha fatto crescere l’interscambio del 60% dal 2017, e identifica i settori con il maggiore potenziale: energia (GNL), minerali critici, difesa, automotive elettrico e agroalimentare. Infine, vengono fornite indicazioni operative per trasformare questo momento di transizione in un’opportunità concreta di crescita sui mercati nordamericani.
Il Canada non è mai stato così aperto all’Europa. La guerra commerciale innescata dall’amministrazione Trump, con dazi su acciaio, auto e legname che hanno eroso la domanda e l’occupazione, ha costretto Ottawa a ripensare radicalmente la propria strategia commerciale. Per le imprese italiane, questo rappresenta un’opportunità senza precedenti: un mercato maturo, ad alto reddito, con un sistema normativo trasparente e una crescente volontà politica di diversificare le proprie relazioni economiche oltre il tradizionale asse nordamericano. L’export in Canada non è più solo una scelta commerciale, ma una mossa strategica per posizionarsi in un Paese che cerca attivamente partner alternativi agli Stati Uniti.
Comprendere il contesto economico canadese è il primo passo per calibrare le strategie di ingresso. Il Paese attraversa una fase di rallentamento: l’economia si è contratta dell’1,6% nel secondo trimestre del 2025, principalmente a causa dell’impatto dei dazi statunitensi. La Banca del Canada ha risposto con tagli consecutivi del tasso di riferimento, portandolo al 2,5% a giugno 2025, con l’inflazione scesa all’1,7% ad aprile.
Questi dati, apparentemente negativi, vanno letti con una prospettiva strategica. Il Canada mantiene una bilancia commerciale attiva di 21 miliardi di CAD nel 2024 (+47% rispetto al 2023) e, cosa più significativa, sta accelerando gli scambi con partner diversi dagli Stati Uniti. Ad aprile 2025, le esportazioni verso Paesi extra-USA sono aumentate del 2,9%, mentre le importazioni da questi mercati sono cresciute dell’8,3%, raggiungendo il record di 47,3 miliardi di dollari (Fonte: InfoMercatiEsteri). Questo dato indica una chiara traiettoria: il Canada sta diversificando attivamente, e l’Europa, in particolare l’Italia, è al centro di questa strategia.

L’export in Canada da parte dell’Italia mostra una performance sostanzialmente stabile, con un valore di 4,1 miliardi di euro nei primi otto mesi del 2025 (+2,3% rispetto allo stesso periodo del 2024). L’Italia mantiene saldamente l’8ª posizione tra i fornitori del Canada, con una quota di mercato dell’1,7%. Il saldo commerciale rimane fortemente positivo (2,5 miliardi di euro), confermando la competitività e l’appeal dei prodotti italiani (Fonte: InfoMercatiEsteri) .
I settori trainanti sono ben diversificati: alimentare e bevande (936 milioni di euro, 22,7% del totale), macchinari (772 milioni, 18,7%), tessile e moda (399 milioni, 9,7%). Questi numeri, pur solidi, sono inferiori al picco di oltre 6 miliardi di euro raggiunto nel 2023-2024. Il gap rispetto alla Germania, che mantiene il primo posto tra i fornitori europei con una quota del 3,10%, è significativo e indica un margine di crescita ancora inesplorato (Fonte: InfoMercatiEsteri).
Il vero punto di svolta è rappresentato dal CETA (Comprehensive Economic and Trade Agreement), l’accordo di libero scambio tra UE e Canada entrato in vigore provvisoriamente nel 2017. Grazie al CETA, il 98% delle merci europee esportate in Canada beneficia di dazi zero, rendendo i prodotti italiani più competitivi. Dal 2017, l’interscambio tra Italia e Canada è cresciuto del 60%, con un aumento del 37% delle esportazioni italiane, in particolare per macchinari (+25%) e vino e formaggi (+50%). L’accordo consente inoltre alle imprese italiane di partecipare agli appalti pubblici canadesi, un mercato che ammonta a circa 100 miliardi di CAD all’anno.
Il nuovo contesto geopolitico apre spazi concreti in settori in cui la complementarità tra le due economie è evidente e le competenze italiane sono riconosciute come eccellenti.

Sfruttare il momento richiede un approccio strutturato e non episodico.
L’incontro di ottobre 2025 tra il Ministro Tajani e il Ministro canadese Sidhu, con una delegazione di 80 aziende canadesi in missione a Roma e Milano, segna un punto di svolta. I due governi hanno individuato chiaramente i settori strategici su cui intensificare la cooperazione: tecnologie per la difesa, automotive elettrico, aerospazio, materie prime critiche ed energie rinnovabili. È stato inoltre confermato l’avvio imminente del dialogo energetico Italia-Canada e Tajani ha proposto una missione di sistema in Canada nei prossimi mesi, con un business forum dedicato.
Questo attivismo diplomatico non è casuale. Il nuovo primo ministro canadese, Mark Carney, ha dichiarato che la relazione privilegiata USA-Canada “è finita” e ha scelto l’Europa come prima destinazione della sua missione diplomatica. L’ipotesi di un Canada sempre più integrato nell’Unione europea non è più fantapolitica, ma una possibilità concreta in un mondo ridisegnato dalle tensioni commerciali globali.
Per l’Italia, questo significa che la finestra di opportunità è aperta, ma non resterà aperta indefinitamente. Le imprese che si muovono ora possono beneficiare di un momento storico in cui il Canada cerca attivamente partner alternativi e l’Italia è vista come un alleato strategico di primo piano. Si stima che, se anche solo il 5-10% delle importazioni canadesi dagli Stati Uniti (460 miliardi USD nel 2023) venisse ridiretto verso altri partner, l’Italia potrebbe catturare fino a 3 miliardi di valore aggiunto, con un aumento del 15-20% rispetto agli attuali livelli di esportazione.
Il contesto canadese richiede partner con esperienza consolidata nelle dinamiche nordamericane e nelle specificità normative locali. Entrare in questo mercato senza una strategia strutturata significa perdere opportunità concrete. Per le imprese italiane che vogliono cogliere il momento attuale, il primo passo è valutare con precisione il proprio potenziale competitivo: quali certificazioni servono? Come si selezionano i distributori giusti? Quali sono i cluster industriali più ricettivi nel proprio settore?
Octagona supporta questo percorso con un approccio operativo che integra analisi di mercato, gestione normativa e costruzione di reti commerciali. Se la vostra azienda vuole esplorare concretamente le opportunità in Canada, contattateci per una prima valutazione strategica del vostro posizionamento.
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