Molte aziende italiane sono interessate a esportare in Francia, agevolate da un alto livello di interdipendenza economica tra i due Paesi, una caratteristica unica nel contesto europeo. Questa stretta relazione è facilitata dalla vicinanza geografica e culturale, oltre che da un commercio prevalentemente intra-industriale, che coinvolge settori come l’automotive, la farmaceutica, l’agroalimentare e l’elettronica. Nonostante le relazioni economiche tra Italia e Francia siano già ben consolidate, esistono ancora ampie opportunità di crescita. La Francia è infatti il terzo mercato di destinazione per l’export italiano, rappresentando il 10,2% del totale.
Secondo i dati ISTAT, il 2021 è stato un anno record per le esportazioni italiane verso la Francia, con un valore che ha raggiunto circa 53 miliardi di euro, superando i 50,5 miliardi del 2019 e i 45 miliardi del 2020. I principali settori di esportazione includono meccanica, automotive, siderurgia, arredamento, farmaceutica e moda.
Oltre al commercio, le relazioni economiche tra Italia e Francia sono ulteriormente rafforzate da una forte integrazione industriale, sostenuta da crescenti investimenti reciproci. Dal 2015, gli investimenti italiani nel paese sono in costante aumento, raggiungendo circa 32 miliardi di euro, rendendo la Francia la principale destinazione europea per i progetti di investimento delle aziende italiane.
In questo articolo analizziamo gli aspetti chiave che caratterizzano l’export italiano verso questa nazione, e le normative rilevanti da conoscere.
Il Made in Italy gode di un’ampia riconoscibilità a livello globale, soprattutto all’interno dell’Unione Europea, dove si dirige oltre la metà delle esportazioni italiane (circa il 56%). Sfruttare i mercati esteri rappresenta quindi una grande opportunità per le imprese italiane, favorendo percorsi di internazionalizzazione al di fuori dei confini europei. Esportare in Francia, in particolare, offre numerosi vantaggi: tra questi spiccano la vicinanza geografica, l’affinità culturale, i valori condivisi e le solide relazioni politiche tra le due nazioni. Inoltre, negli ultimi anni, il paese ha registrato un notevole incremento del PIL, posizionandosi tra le economie europee a maggiore crescita, rendendola una destinazione particolarmente interessante per le aziende italiane.
Il mercato francese, sebbene estremamente competitivo, offre numerose opportunità, anche per il digital export. I consumatori francesi tendono a preferire i marchi locali, apprezzano la qualità dei prodotti e valorizzano un servizio clienti eccellente. Settori come la moda sono particolarmente rilevanti, con gli acquirenti che pongono attenzione non solo alla qualità, ma anche a fattori come sostenibilità, produzione etica e personalizzazione.
Il design italiano, con la sua perfetta combinazione di tradizione e innovazione, esercita un’attrazione irresistibile sui consumatori francesi.
Inoltre, l’export di prodotti enogastronomici italiani verso la Francia è in continua crescita, grazie all’unicità e alla varietà dei prodotti ‘Made in Italy‘.
I settori con maggiori prospettive di crescita futura sono i seguenti:
Per quanto riguarda lo sdoganamento e i documenti di importazione, per gli scambi intra-UE è richiesta la Dichiarazione di Beni (DEB). Tuttavia, non è necessaria se il valore della merce comunitaria non supera i 460.000 € o se si tratta del primo scambio con il Paese UE.
Per la classificazione doganale delle merci, la Francia utilizza la NAF (Nomenclatura delle Attività Francesi) e la CPF (Classificazione dei Prodotti Francesi). Dal 2008 sono in vigore le versioni aggiornate NAF rev. 2 e CPF rev. 2.
I dazi doganali in Francia sono generalmente bassi, specialmente per i prodotti industriali, con una media del 4,2%. Tuttavia, settori come quello tessile e agroalimentare sono soggetti a dazi più elevati e a contingenti restrittivi.
Se si desidera esportare in Francia e aprire una filiale sul territorio, è utile sapere che le forme societarie più comuni includono:
La “Loi de Modernisation de l’Economie” ha introdotto misure per stimolare la crescita e l’occupazione, come lo Statuto de l’Auto-entrepreneur, che facilita la creazione di piccole attività professionali con un regime semplificato. Nel 2019, il governo ha varato la legge PACTE, volta a semplificare le normative per le PMI, incentivando la loro crescita e l’export.
L’imposta sulle società (IS) si applica agli utili prodotti in Francia, con aliquote variabili dal 15% al 28% a seconda degli utili e della struttura societaria. Dal 2022, l’aliquota standard è stata ridotta al 25%.
Le principali imposte includono:
L’imposta sui redditi personali è progressiva, con aliquote che vanno dallo 0% al 45% a seconda del reddito. La TVA in Francia prevede quattro aliquote: il tasso standard del 20%, un tasso ridotto del 10%, un secondo tasso ridotto del 5,5%, e un tasso speciale del 2,1% per alcuni prodotti specifici, come i medicinali rimborsabili.
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