Il Sud-est asiatico rappresenta un’opportunità concreta per le PMI italiane che puntano all’internazionalizzazione, ma richiede un approccio metodico e strutturato. Questo articolo analizza i fattori di successo per entrare efficacemente in mercati dinamici come Indonesia, Vietnam, Thailandia, Malesia, Singapore e Filippine, evidenziando le strategie vincenti nella selezione dei partner, nell’adeguamento normativo e nella gestione delle complessità culturali. Vengono inoltre illustrati gli errori più comuni da evitare e l’importanza di un accompagnamento professionale per trasformare la distanza geografica in vantaggio competitivo duraturo.
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Quando si parla di export in Sud-est asiatico, non si sceglie un singolo Paese, ma un portafoglio di mercati molto diversi tra loro. Coesistono un hub commerciale dalle dimensioni contenute ma straordinariamente sviluppato, come Singapore, ed economie in accelerazione come Vietnam, Indonesia o Filippine; poli manifatturieri maturi (Thailandia, Malesia) e sistemi orientati ai servizi con un uso intensivo del digitale.
Per una PMI italiana questo mosaico può diventare un vantaggio competitivo: consente di diversificare, crescere e avvicinarsi a filiere globali in fase di riorganizzazione. Ma è un’opportunità che va pianificata con metodo, perché la stessa eterogeneità che genera occasioni introduce anche complessità regolatorie, culturali e operative.
Tre dinamiche rendono il Sud-est asiatico particolarmente interessante. La prima è l’espansione della domanda nelle grandi aree metropolitane: famiglie più benestanti, urbanizzazione rapida, consumo “aspirazionale” in beni durevoli, casa, alimentare di qualità, salute e tempo libero. La seconda è il movimento China+1: una parte della capacità produttiva globale si sta ridistribuendo lungo l’asse Vietnam-Thailandia-Malesia-Indonesia. In pratica, chi produce o fornisce macchinari, componenti, automazione e servizi tecnici si trova di fronte a nuove catene di fornitura da servire. Il terzo fattore è la digitalizzazione capillare: e-commerce, pagamenti elettronici, logistica dell’ultimo miglio e social commerce sono ormai prassi quotidiana, con effetti positivi sia sulla lead generation B2B sia sull’esperienza d’acquisto B2C.
In parallelo, la presenza di hub logistici di livello mondiale, come porti e aeroporti competitivi, e di servizi di transito affidabili, facilita i tempi di consegna e la gestione dei ricambi. Per chi vende beni strumentali o prodotti ad alto valore, questo significa poter promettere (e mantenere) SLA credibili per il servizio.

L’area è ricettiva al Made in Italy quando la proposta va oltre il prezzo e si sposta su prestazioni, sicurezza, efficienza e design. Per l’export nel sud-est asiatico, nei beni strumentali (CNC, automazione, macchine per l’imballaggio, sistemi di misura) emergono opportunità in Vietnam, Thailandia e Malesia, dove l’elettronica, l’automotive e la meccanica richiedono qualità costante e capacità di integrazione. In Indonesia, oltre all’industria alimentare e alle costruzioni, la domanda tocca acqua, energia e gestione dei rifiuti: pompe, valvole, trattamento e soluzioni di power quality sono temi sensibili.
Nel Food & Beverage, la crescita non riguarda solo il consumo finale di prodotti italiani; c’è spazio anche per ingredienti, macchine di processo, packaging sostenibili e sistemi di tracciabilità. L’arredo contract trova una pipeline corposa in hotel, retail e spazi commerciali, dove fanno la differenza l’affidabilità delle consegne e l’assistenza post-installazione. In sanità e medicale si aprono nicchie in apparecchiature diagnostiche e dispositivi a bassa/media complessità, mentre la green economy spinge progetti su rinnovabili, efficienza degli edifici e trattamento delle acque: qui vince l’offerta “chiavi in mano”, che combina prodotto, engineering e service.
L’accordo di libero scambio siglato tra l’Unione Europea e l’Indonesia nel settembre 2025 segna un punto di svolta nelle relazioni commerciali tra Bruxelles e il Sud-est asiatico. Dopo nove anni di negoziati, l’intesa prevede l’eliminazione di dazi su oltre il 90% dei prodotti, inclusa la graduale rimozione (entro 5 anni) delle tariffe al 50% sulle auto europee. Questo risultato rappresenta il terzo successo dell’approccio bilaterale dell’UE nella regione, dopo gli accordi con Singapore (2019) e Vietnam (2020). La strategia bilaterale, adottata dopo l’arresto dei negoziati intraregionali nel 2009, si sta dimostrando efficace nel superare l’eterogeneità regolatoria tra i Paesi ASEAN. Ora Bruxelles punta a chiudere entro il 2026 i negoziati con Thailandia, Malesia e Filippine. Per la Thailandia, hub automotive della regione, l’accordo indonesiano costituisce un precedente importante per lo smantellamento progressivo dei dazi nel settore. La Malesia, seconda produttrice mondiale di olio di palma, potrebbe beneficiare della rimozione di dazi europei sul prodotto, mentre le Filippine potrebbero accedere a condizioni più favorevoli per i servizi digitali e fintech. Nel medio termine, questi accordi bilaterali potrebbero creare le basi per un’intesa regionale più ampia, trasformando progressivamente la frammentazione attuale in un quadro di cooperazione commerciale coerente tra UE e ASEAN.
Ogni Paese dell’area presenta caratteristiche distintive che richiedono approcci diversi. Comprendere queste differenze, senza cadere in semplificazioni eccessive, è fondamentale per costruire una strategia di ingresso efficace e sostenibile nel tempo.
Singapore si configura spesso come la base operativa ideale per coordinare le attività nell’intera regione. Il Paese offre un contesto regolatorio estremamente chiaro e trasparente, procedure amministrative rapide ed efficienti, e standard qualitativi elevati in tutti i settori. Occorre tuttavia considerare che i livelli di costo — sia per gli spazi che per il personale — sono significativamente più elevati rispetto al resto della regione, e che la concorrenza è particolarmente qualificata e agguerrita. In questo contesto, il valore aggiunto della proposta deve essere immediatamente evidente e quantificabile.
La Malesia si presenta come un ambiente particolarmente business-friendly, con un ecosistema ben sviluppato di cluster industriali nel settore dell’elettronica e della componentistica avanzata. Il Paese vanta infrastrutture logistiche di buon livello e una particolare sensibilità verso la certificazione halal in alcuni comparti strategici, elemento che può aprire opportunità anche verso mercati terzi. Rappresenta una “porta d’ingresso” bilanciata alla regione, offrendo costi di operatività gestibili abbinati a competenze tecniche diffuse e consolidate nel tessuto industriale locale.
La Thailandia ha sviluppato, negli anni, filiere automotive e di componentistica particolarmente consolidate e integrate. In questo mercato contano soprattutto la qualità costante del prodotto, l’affidabilità nei tempi di consegna e l’eccellenza del servizio post-vendita. Un aspetto cruciale da considerare è che la comunicazione locale tende ad essere più indiretta e orientata alla preservazione dell’armonia nelle relazioni: la relazione commerciale va quindi coltivata con continuità, pazienza e profondo rispetto delle forme e del protocollo locale.
Il Vietnam si è affermato come epicentro della strategia “China+1” per l’elettronica di consumo, i dispositivi mobili e l’assemblaggio manifatturiero. Il Paese è caratterizzato da ritmi operativi molto elevati e da una marcata apertura all’adozione di tecnologie produttive avanzate. È tuttavia indispensabile mantenere una disciplina rigorosa in materia di certificazioni, documentazione tecnica e pianificazione delle consegne.
L’Indonesia rappresenta un mercato di dimensioni continentali, con differenze regionali molto marcate tra le diverse aree geografiche. La domanda è particolarmente vivace nei settori Food & Beverage, energia e utilities, costruzioni e infrastrutture, e retail moderno. I pagamenti digitali e il sistema cash on delivery (COD) sono estremamente diffusi a tutti i livelli. In questo contesto, avere un partner locale con una copertura territoriale reale e capillare fa la differenza quanto la qualità intrinseca del prodotto. La logistica interna richiede particolare attenzione progettuale e non può essere improvvisata, data la natura arcipelagica del Paese.
Le Filippine combinano in modo unico un sistema sanitario privato molto sviluppato, progetti infrastrutturali in crescita e una forte presenza di servizi di Business Process Outsourcing (BPO). La geografia arcipelagica del Paese impone scelte logistiche mirate e una pianificazione accurata della distribuzione. In questo mercato, la fiducia nel servizio e nell’assistenza pesa significativamente più di un semplice sconto sul prezzo di listino.

Sul fronte dei pagamenti B2B, occorre prestare particolare attenzione: in mercati dove i tempi di pagamento sono lunghi o dove convivono metodi diversi (portafogli elettronici, pagamento alla consegna), è consigliabile richiedere un anticipo per le personalizzazioni, utilizzare lettere di credito o SBLC per gli ordini più rilevanti e, quando opportuno, stipulare un’assicurazione sul credito.
Il processo di ingresso va strutturato in modo metodico e progressivo. La fase iniziale prevede l’elaborazione di una scorecard che integri parametri chiave quali dimensione del segmento, tasso di crescita, barriere non tariffarie, requisiti certificativi, complessità logistica, profilo di rischio per paese e facilità operativa. Sulla base di questa analisi, si individuano due mercati pilota su cui concentrare le attività iniziali.
Successivamente, si può procedere con interviste strutturate rivolte a distributori, integratori di sistema ed end-user finali, finalizzate a valutare la reale copertura territoriale, la qualità del servizio post-vendita e l’allineamento valoriale. Una volta identificati i partner più idonei, si formalizza un term sheet dettagliato che specifichi con chiarezza: perimetro territoriale, canali distributivi, obiettivi minimi di vendita, Service Level Agreement (SLA) e normativa relativa a marchi e proprietà intellettuale.
A questo punto si avvia un pilot commerciale con un numero selezionato di clienti qualificati, che include attività di dimostrazione, preparazione di preventivi, monitoraggio dei tempi di risposta e raccolta sistematica di feedback tecnici. Solo dopo il completamento di questa fase pilota si procede alla definizione di listini, condizioni Incoterms, pacchetti di garanzia e assistenza, documentazione tecnica localizzata e programmazione congiunta di partecipazioni a fiere, eventi settoriali e visite commerciali.
Gli errori più comuni nel Sud-est asiatico derivano spesso da una sottovalutazione della complessità operativa. Molte aziende si lanciano sul mercato senza aver completato un’adeguata mappatura certificativa, sottostimando i requisiti normativi locali. Altre promettono tempistiche di consegna irrealistiche, senza considerare le sfide logistiche concrete del territorio. La scelta del partner è altrettanto critica: selezionare un distributore basandosi solo sulla reputazione, senza verificarne la reale copertura operativa e la capacità di servizio, può compromettere l’intera strategia commerciale.
Un altro errore frequente consiste nell’applicare un approccio uniforme a Paesi profondamente diversi tra loro per cultura, regolamentazione e dinamiche di mercato. Infine, trascurare la protezione della proprietà intellettuale o lasciare ambiguità contrattuali su licenze e design può generare problemi significativi nel medio termine.
La prevenzione di questi rischi richiede un approccio strutturato: contratti dettagliati e chiari, audit periodici dei partner, programmi di formazione congiunta e una comunicazione sistematica che distingua nettamente tra fatti accertati, ipotesi di lavoro e opinioni personali.
L’export nel Sud-est asiatico rappresenta oggi un’opportunità strategica per le PMI italiane che ambiscono a crescere oltre i confini domestici. Questo mercato dinamico e in forte espansione premia le imprese capaci di coniugare visione e rigore operativo: identificare i segmenti più promettenti, differenziarsi attraverso qualità, servizio e conformità normativa, e costruire partnership solide con operatori locali affidabili.
Il successo richiede un approccio strutturato: analisi accurata dei mercati target, selezione rigorosa dei partner distributivi, adeguamento dei prodotti alle normative locali e gestione efficace della supply chain. Con il giusto metodo, la distanza geografica si trasforma da ostacolo in vantaggio competitivo duraturo.
Per affrontare con successo queste sfide e tradurre le opportunità del Sud-est asiatico in risultati concreti, Octagona mette a disposizione vent’anni di esperienza nell’accompagnare le imprese italiane nel loro percorso di internazionalizzazione. Grazie a una conoscenza approfondita dei mercati asiatici, supportiamo le PMI nella definizione di strategie vincenti, nella selezione dei partner più adatti e nella gestione operativa dell’espansione.
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