Aprire una società all’estero rappresenta una componente strategica fondamentale nei processi di internazionalizzazione delle imprese. Tuttavia, tale scelta richiede un’approfondita analisi multidisciplinare che includa non solo aspetti finanziari, ma anche legali, fiscali e organizzativi. La pianificazione insufficiente o inadeguata potrebbe esporre l’azienda a rischi significativi, tra cui controversie legate all’esterovestizione, un fenomeno in cui l’impresa, pur registrandosi in un paese estero, opera effettivamente in Italia, contravvenendo alla normativa fiscale nazionale. Questo aspetto è regolato dall’articolo 73 del Testo Unico delle Imposte sui Redditi (TUIR) e rappresenta un’area di crescente attenzione da parte delle autorità fiscali.
Oltre alla compliance fiscale, è indispensabile strutturare un piano organizzativo che consideri l‘efficienza operativa e il rispetto delle normative locali. L’internazionalizzazione richiede competenze specifiche in diritto commerciale, conoscenza approfondita delle regolamentazioni in materia di lavoro e un’adeguata gestione del capitale umano. La mancata armonizzazione tra i modelli operativi interni e le pratiche locali può compromettere l’efficacia dell’espansione, generando inefficienze economiche e reputazionali.
Nel panorama delle opzioni disponibili per l’espansione internazionale, le strutture societarie si suddividono principalmente in filiali, rappresentanze, società di persone e società di capitali, ciascuna caratterizzata da implicazioni giuridiche e fiscali specifiche.
Filiali e rappresentanze
Le filiali costituiscono estensioni dell’attività economica in un altro Stato e sono soggette a tassazione nel paese in cui operano, in conformità al principio di “stabile organizzazione” sancito dai trattati internazionali contro le doppie imposizioni (ad esempio, il Modello OCSE di Convenzione Fiscale). È cruciale verificare la presenza di una base imponibile locale derivante da attività continuative o dalla nomina di un rappresentante fiscale.
Società di persone
Le società di persone, come le general partnership e le limited partnership, presentano peculiarità gestionali e responsabilità legali diverse. Nelle general partnership, i soci rispondono illimitatamente per le obbligazioni sociali, mentre nelle limited partnership la responsabilità è modulata in base al capitale investito. Inoltre, le modalità di trasferimento delle quote variano significativamente tra le due tipologie, influenzando la flessibilità della governance societaria.
Società di capitali
Le società di capitali, quali le società a responsabilità limitata (SRL) e le società per azioni (SPA), sono entità giuridiche distinte dai soci, con un regime di responsabilità limitata. In Italia, l’articolo 25 della legge 218/1995 determina la normativa applicabile in base alla sede legale della società, salvo che la direzione effettiva sia situata in Italia, caso in cui si applica la normativa italiana. Differenze rilevanti tra SRL e SPA includono il capitale sociale minimo richiesto e le modalità di gestione e controllo, rendendo necessario valutare attentamente la scelta del veicolo societario in relazione agli obiettivi strategici dell’impresa.
In un contesto globale caratterizzato da normative in continua evoluzione, l’assistenza di professionisti esperti in diritto societario internazionale, fiscalità transnazionale e pianificazione strategica rappresenta un elemento imprescindibile per garantire un’espansione aziendale solida e conforme alle normative locali e internazionali.
Quando si decide di aprire una società all’estero, è fondamentale verificare se si soddisfano i requisiti necessari per evitare problematiche fiscali come la sempre più diffusa esterovestizione societaria. Secondo l’art. 73 del TUIR, due condizioni sono cruciali:
Questi sono i requisiti di base, ma esistono anche condizioni specifiche che devono essere verificate per evitare la presunzione di esterovestizione, come previsto proprio dall’art. 73, co. 5-bis del TUIR.
Molti imprenditori credono erroneamente che le attività online, essendo prive di sede fisica, possano essere facilmente costituite all’estero senza implicazioni fiscali. In ogni caso, anche il digital export attraverso un e-commerce, deve rispettare i requisiti sopra descritti. Se la sede è estera ma il sito è destinato al mercato italiano, l’attività potrebbe essere considerata come svolta in Italia, con le relative implicazioni fiscali.
Le stesse regole di esterovestizione si applicano anche nel caso di società immobiliari e holding estere, che richiedono un’attenzione particolare per evitare problematiche fiscali legate a questo fenomeno. Un’opzione per evitare il rischio di esterovestizione è la creazione di un gruppo multinazionale, dove l’imprenditore affida la gestione dell’attività a un manager residente nel paese in cui si trova la sede della società. In questo modo, l’imprenditore rimane socio di capitale, ma non gestisce direttamente l’attività.
Questa soluzione, sebbene efficace, può risultare più impegnativa da sostenere per le nuove attività, che potrebbero non avere risorse sufficienti per affrontare i costi associati alla creazione di un gruppo multinazionale. Pertanto, è considerata una strategia più adatta a imprese già consolidate.
Per identificare il paese migliore per un processo di internazionalizzazione dell’impresa, è fondamentale prendere in considerazione i seguenti aspetti:
Aprire una società all’estero è una scelta che richiede dunque un’attento studio. Sempre più aziende, infatti, cercano di espandersi in nuovi mercati internazionali, e questo può essere realizzato aprendo una sede estera, mantenendo al contempo la propria base operativa in Italia. Questo scenario rappresenta un contesto ideale per avviare un processo di export, che solitamente si attua quando l’impresa ha già una solida base nel mercato nazionale.
In particolare, l’internazionalizzazione diventa un passo naturale quando l’impresa ha raggiunto una certa maturità e può investire risorse per espandersi all’estero, sia con una controllata che con filiali. La fase di maturazione aziendale è, quindi, un prerequisito fondamentale per la riuscita di questa operazione.
Per gli imprenditori che desiderano trasferire, fondere o sciogliere una società, è importante conoscere la normativa europea, come la Direttiva UE 2019/2121, che facilita il trasferimento di attività economiche tra paesi dell’UE, e la Direttiva UE 2017/1132, che regola le fusioni transfrontaliere. La scissione transfrontaliera, invece, non ha una regolamentazione uniforme ed è ancora oggetto di discussioni.
Costituire una società all’estero può certamente comportare vantaggi fiscali e operativi, e cogliere tutte le opportunità che offre il contesto internazionale. Si tratta quindi di un’opzione che molte imprese italiane stanno percorrendo, per penetrare con più efficacia nel mercato dei paesi target.
Octagona, leader nelle strategie di internazionalizzazione, offre consulenza personalizzata finalizzate a garantire i percorsi più idonei per aprire una società all’estero, e la piena conformità alle normative internazionali in continua evoluzione. Per informazioni più esaustive, invitiamo a contattarci attraverso l’apposito form.
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