L’export è un grande fattore di resilienza per l’Italia, ma in un contesto globale sempre più mutevole e complesso. Dopo un 2021 chiuso sotto i migliori auspici, all’insegna della ripartenza dell’economia globale, a inizio 2022 questo scenario è cambiato in modo improvviso: lo scoppio del conflitto russo-ucraino ha portato a forti e persistenti pressioni sui prezzi.
Ma è proprio in questo contesto di instabilità che è fondamentale tenere la rotta, restare ben ancorati alle nostre migliori energie e punti di forza. E l’export, tratto distintivo del Made in Italy, è senz’altro uno di questi. Il mercato globale esprime ancora oggi grandi opportunità, capaci di compensare quelle che mancano sul mercato interno e che le emergenze non hanno consentito di sfruttare a pieno.
Non serve dunque un ripensamento della presenza internazionale della tua impresa, ma un riposizionamento sui mercati, per una maggiore diversificazione geografica. Cercare nuovi potenziali clienti è fondamentale per contrastare le criticità presenti sui mercati globali, e le imprese che non agiscono ora risentiranno pesantemente degli effetti della crisi.
L’onda lunga dell’emergenza sanitaria e il conflitto in Ucraina stanno dispiegando i loro impatti, attraverso canali di trasmissione differenziati, in modo diversificato sui Paesi.
Da un lato, infatti, alcuni mercati, per motivi di posizionamento geografico e struttura economica, sono stati più colpiti dalle ripercussioni delle misure anti Covid (ad esempio Paesi a vocazione turistica o manifatturieri) o dall’incremento dei prezzi delle materie prime – in particolare energetiche, alimentari e chimiche – esportate in misura rilevante da Russia e Ucraina (ad esempio oltre agli oil importer, anche le geografie a vocazione agricola e importatrici di fertilizzanti).
Dall’altro, invece, la crescita dei prezzi delle materie prime sta determinando un beneficio per i Paesi produttori ed esportatori netti di queste commodity: tali mercati, infatti, ricevono nuovo stimolo dai cambiamenti che il conflitto ha generato nell’approvvigionamento globale di materie prime dal cui commercio Russia e Ucraina sono, in misura diversa, parzialmente escluse.
Su quali mercati vale allora la pena riposizionarsi? L’ultimo Rapporto Export di SACE ha individuato diversi Paesi dalla grande crescita e dall’alto potenziale per le imprese italiane:
India: è il Paese che ha dimostrato la crescita maggiore nonostante le criticità macroeconomiche nel 2022, con l’export nel settore dei metalli in crescita del 23,6% rispetto al 2021, seguito dal settore chimico-farmaceutico (+19,2%) e dalla meccanica strumentale (+11,1%). Gli importanti segnali di accelerazione dell’attività economica emersi nella parte finale del 2021 hanno trovato conferma anche nel corso di quest’anno, grazie a un approccio più efficace nella gestione dell’aumento dei contagi e al supporto dell’attività di investimento riscontrata sia nel settore corporate che in quello pubblico. Diverse opportunità per le imprese italiane sono inoltre legate alle politiche di sviluppo infrastrutturale da parte del governo indiano, perseguito attraverso un incremento diretto della spesa pubblica e incentivato attraverso il ruolo preminente stabilito per gli schemi di Partnership Pubblico Privato (PPP).
Stati Uniti: al secondo posto tra i Paesi con le maggiori opportunità per le imprese italiane. Crescita sostenuta dell’export della gomma-plastica (+20,5% rispetto al 2021), della meccanica strumentale (+7,9%) e degli apparecchi elettrici (+6,1%). Terzo partner commerciale dell’Italia, con un peso di quasi il 10% sull’export totale italiano di beni in valore, gli Stati Uniti hanno chiuso il 2021 con un ampio recupero di quanto perso con lo scoppio della pandemia, grazie a una decisa ripresa dell’economia americana. Malgrado il contesto di incertezza legata anche alle elezioni di Midterm di novembre, il 2022 si chiuderà per le nostre vendite verso Washington con una crescita a doppia cifra (+12,3%). La dinamica sarà sostenuta anche l’anno prossimo (+5,1%) grazie inoltre all’Inflation Reduction Act approvato lo scorso agosto che prevede, tra le altre, agevolazioni per la transizione energetica e la lotta al climate change.
Corea del Sud: forte crescita nel settore della chimica (+17,7%) e del settore tessile-abbigliamento (+10,8%). La Corea del Sud è per l’Italia la terza geografia di destinazione in Asia dopo Cina e Giappone con vendite pari a quasi €5,3 miliardi nel 2021. Il settore della chimica comprende anche i prodotti cosmetici particolarmente apprezzati dal consumatore coreano, mentre i beni di consumo, tra cui rientrano anche i prodotti del citato sistema moda, rappresentano oltre il 45% dell’export complessivo nel Paese e l’Italia è il primo fornitore mondiale di Seoul.
Vietnam: aumento del 12,8% per l’export del settore chimico e del 9,4% nel tessile e abbigliamento. Gli elevati tassi di crescita del Vietnam e il recente accordo di libero scambio con l’Unione Europea, spingono l’export italiano verso Hanoi, previsto a +6,9% nel 2022 e +7,7% nel 2023. Tra le voci che più traineranno il nostro export figurano i beni di consumo (+8,3% nel 2022, +7,8% nel 2023), pari a oltre il 35% del valore beni esportati, che risentono positivamente del peso rilevante dell’industria tessile e della lavorazione di cuoio e pelli nel Paese. La crescita del livello dei redditi e l’invecchiamento della popolazione vietnamita offrono interessanti prospettive di medio-lungo periodo anche per alcuni settori con valori dell’export ancora sottodimensionati, come alimentari e bevande, la farmaceutica e gli strumenti di misurazione, ottici e chirurgici.
Occorre analizzare attentamente i principali indicatori macroeconomici, ma soprattutto valutare con attenzione quali possono essere i trend futuri e le strategie migliori per competere sui mercati di tutto il mondo nell’attuale contesto economico. In particolare, l’azienda dovrà essere attenta alle seguenti variabili:
– Valore delle importazioni;
– Prezzo medio di vendita;
– Quote mercato Italia;
– Stime del consumo interno;
– Presenza di costi doganali e dazi;
– Costi di trasporto;
– Rischio di credito;
– Rischio politico del Paese;
Attraverso queste analisi, l’azienda sarà in grado di comprendere le dinamiche del mercato e delle esportazioni, del grado di interesse dei prodotti italiani in un dato Paese e il relativo consumo interno.
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